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Vorrei raccontare la storia…

Di una piuma, uno scacciamosche e un cappello che si riflettevano in uno specchio.

La piuma rimpiangeva i giorni in cui osservava dall’alto la vallata, tutt’uno con le sue sorelle a formare un’ala guizzante tra le nuvole.

Lo scacciamosche ancora speranzoso, attendeva che qualche mano infastidita lo librasse in volo per pochi secondi seguiti da uno schianto e che a causa dell’insuccesso ripetesse l’operazione a più non posso.

Il cappello tutto superbo, ripensava alle idee che aveva protetto dal caldo sole e ai mali pensieri che riteneva di aver addomesticato evitando che la calura riscaldasse eccessivamente gli umori.

Lo specchio rifletteva una piuma, uno scacciamosche e un cappello.

Due partite

Due Partite è un bel film italiano del 2008, c’è stato anche uno spettacolo teatrale, non ricordo se prima o dopo il film, poco importa.

Per chi non lo abbia mai sentito nominare ai tratta della storia di due generazioni di donne, madri e figlie.

Madri sull’orlo dei 40 negli anni sessanta e figlie che navigano le stesse acque alla vigilia del nuovo millennio.

Figlie di quelle madri che ogni giovedì si trovavano nel salotto buono per giocare a carte e parlare delle loro vite, apparentemente tutte simili come i colori pastello dei loro abiti, in realtà tutte così diverse nel raccontare la drammatica solitudine di essere donna. Solitudine data dal ruolo imposto dall’esterno, dalla società, dalle circostanze, dalla famiglia.

Il titolo non richiama la doppia trama del film, ma la doppia partita che ogni donna è costretta a giocare per sentirsi a posto nel mondo di contraddizioni in cui vive su cui domina la sfida tra la realizzazione personale e quella della famiglia intesa come cura dei figli, del compagno, dei genitori e di chi più ne ha ne metta.

Amiche mie che lecitamente vi chiedete cosa ne sappia io di tutto questo, cosa posso aver capito, cosa posso aver frainteso, vi voglio dire una cosa. Sono cresciuto in una famiglia matriarcale, per vari motivi gli uomini della mia famiglia o sono scomparsi o non hanno mai avuto le palle. Sono cresciuto pensando che questo mi avrebbe preservato dal maschilismo che vedevo in giro e che mal sopportavo amando così tanto le donne che mi circondavano. Beh se mi guardo da vicino non di rado scorgo in me uno stronzo paternalistico maschilista. Mi trovo addosso incrostazioni di maschilismo dove meno me lo aspetto.

Amici uomini, se guardate bene queste incrostazioni le vedrete anche voi, su di me e su di voi. Manchiamo di rispetto alle donne della nostra vita molto più spesso di quanto crediamo. Il problema è che a volte neanche loro se ne accorgono, a volte siamo condizionati da una cultura millenaria da non accorgercene in due. A volte non vogliamo accorgercene. Fa comodo così.

Ci ho pensato moto ultimamente, non si tratta di ridefinire ruoli o imporre quote rosa o nemmeno di pari opportunità e neanche di leggi speciali . Non solo questo quanto meno. Si tratta di rispetto verso un altro essere umano. Siamo uomini e donne e quindi diversi, siamo essere umani e quindi uguali. Il rispetto reciproco è la base. Dal rispetto di se stessi e degli altri nasce la dignità, che in fondo è il diaframma che ci separa dalle bestie. Un diaframma sottile che troppo spesso squarciamo gratuitamente.

Rispetto e Dignità sorelle e fratelli. Per tutti.

Mal di testa da digestione

Domenica siamo andati a mangiare in cascina, un pranzo che non finiva più, un mail di testa da ambiente chiuso e rumore, cerchiamo di accelerare la fine del pranzo per andarcene verso le 15.30…. dicasi 15.30 dalle 12.30 che eravamo dentro visto che fuori pioveva!

Caffè al volo e fuori quindi prima delle 16.00.

Ieri leggiamo i giornali e scopriamo che qualche minuto dopo è venuto giù il soffitto in testa ai commensali in una sala della cascina, ahia!

https://www.google.it/amp/s/www.ilgiorno.it/rho/cronaca/cornaredo-crollo-soffitto-1.3781321/amp

Matera&Venezia yin&yang

Matera e Venezia, due città speciali, così uguali e così diverse nelle loro bellezze da rappresentare lo yin e lo yang dell'architettura.

Forse l'unico elemento che le accomuni è la dimensione pedonale. I veicoli a motore le possono solo lambire, attraversare accidentalmente, ma non possono mai possederle del tutto.

Il ritmo della vita scorre a piedi, la fatica dei saliscendi, la sorpresa degli scorci che non riescono mai a divenire abitudine.

Sono due città che condividono la stessa grammatica, ma che hanno sviluppato due racconti che si compenetrano come lo yin e lo yang, il Nero e la Luce.

La bellezza di Matera si fonda sulla semplicità della pietra su cui è, con cui è, costruita. La sua storia ha conosciuto come massimo splendore il primato su un'area rurale per poi sprofondare nel buio della notte della storia, dimenticata dagli uomini.
Il lento riemergere dall'oblio a tappe forzate ha riconsegnato agli uomini un esoscheletro con cui lavorare per rimodellare una nuova città. Come una tela vergine su cui sta rinascendo un nuovo capolavoro. Una città rimasta a misura d'uomo e di pensiero in quanto esentata dal logorio giornaliero della modernità.

Sembra difficile affermare che Venezia si possa specchiare nella bellezza di Matera, il belletto che secoli di opulenza hanno lasciato sul volto della città maschera i tratti comuni. Solo percorrendo le calli nella parte popolare della città si possono sentire le assonanze tra le anime di queste due città solo così apparentemente lontane.

Eppure anche Venezia, città mai dimenticata dagli uomini, sempre sotto i riflettori è stata tradita. La sua voce non è ascoltata da nessuno, soffre in silenzio mostrando un sorriso malinconico sotto gli occhi di milioni di turisti plaudenti. Spolpata della propria linfa vitale rischia di inaridire circondata dall'acqua della laguna.

Il basso e l’alto

Arrivare a Recanati e trovare la festa  di paese, con toboga acquatico nel corso principale, camioncino per le piadine, truccabimbi, musica sparata e animatori con megafoni in piazza Leopardi fa un certo effetto.

L’effetto è al limite del comico se si considerano le luminarie dominando la scena richiamano i versi Leopardiani denso di silenzi e invito alla contemplazione silenziosa della natura.

Mi domando come descriverebbe oggi il nuovo sabato del villaggio il buon Giacomo.

Anche Recanati ha diritto alla sua festa estiva e ha diritto di farla nel salotto di casa propria, ci mancherebbe. Solo che il contrasto con l’immagine turistica, gli investimenti per coccolare i turisti letterari, la cartellonistica esemplare, le luminarie evocative dei versi è veramente stridente e spiazzante. 

L’alto e il basso sempre convivono nell’animo umano, Recanati violando la propria sacralità autoimposta senza volerlo da una rappresentazione dell’uomo senza pari.

Grida Liberticida 


Leggendo la proposta di legge sull’introduzione diretta del reato di propaganda fascista rimango un po’ perplesso.

Mi trovo sulle stesse posizione del MS5 e della Mussolini, oibó.

C’era bisogno che qualcuno impegnasse il suo tempo e quello del parlamento per regolare una materia già costituzionalmente prevista dopo 52 anni?

Non sarebbe più produttivo un serio dibattito pubblico sulla libertà di informazione veicolata tramite internet? Non è abbastanza contemporaneo il problema della propaganda Isis o delle fake news? Non è abbasta urgente? 

Politicamente penso che sia un autogol clamoroso del PD e la difesa di Renzi è la prova definitiva che ha perso il contatto con la pancia del Paese e che è stato risucchiato nelle logiche partitiche. 

Con tutto il rispetto per la materia e la storia, credo che le grida manzoniane poco possano contribuire a rendere migliore questo Paese.

Se vi interessa il lancio della notizia leggete qui

O la borsa o la vita

In questo giorni potete trovare sui giornali questa pubblicità di una borsa. Una di quelle che costano un paio di stipendi di un operaio.

Il messaggio pubblicitario non mi sembrava neanche tanto originale: la solita declinazione del concetto “a face in the crowd”, in questo caso a bag in the crowd. Sennonché c’è questo tizio in primo piano a cui volgono le spalle una coppia intenta a scrutare intensamente l’orizzonte meneghino.

Che cosa starà mai facendo il nostro? Basta osservate lo sguardo per capirlo, la postura e il gesto della mano protesa sono addirittura quasi pornografici, tanto quanto il finto straniamento simulato dalla coppia.

Ebbè il fotografo, l’editor e tutta la compagnia bella non se ne sarà accorto dite voi. Neanche il copy se ne sarà accorto quanto gli ha stampigliato in sovrapposizione la scritta OFF.

Chi è OFF CONTEST la borsa o la vita?