Due partite

Due Partite è un bel film italiano del 2008, c’è stato anche uno spettacolo teatrale, non ricordo se prima o dopo il film, poco importa.

Per chi non lo abbia mai sentito nominare ai tratta della storia di due generazioni di donne, madri e figlie.

Madri sull’orlo dei 40 negli anni sessanta e figlie che navigano le stesse acque alla vigilia del nuovo millennio.

Figlie di quelle madri che ogni giovedì si trovavano nel salotto buono per giocare a carte e parlare delle loro vite, apparentemente tutte simili come i colori pastello dei loro abiti, in realtà tutte così diverse nel raccontare la drammatica solitudine di essere donna. Solitudine data dal ruolo imposto dall’esterno, dalla società, dalle circostanze, dalla famiglia.

Il titolo non richiama la doppia trama del film, ma la doppia partita che ogni donna è costretta a giocare per sentirsi a posto nel mondo di contraddizioni in cui vive su cui domina la sfida tra la realizzazione personale e quella della famiglia intesa come cura dei figli, del compagno, dei genitori e di chi più ne ha ne metta.

Amiche mie che lecitamente vi chiedete cosa ne sappia io di tutto questo, cosa posso aver capito, cosa posso aver frainteso, vi voglio dire una cosa. Sono cresciuto in una famiglia matriarcale, per vari motivi gli uomini della mia famiglia o sono scomparsi o non hanno mai avuto le palle. Sono cresciuto pensando che questo mi avrebbe preservato dal maschilismo che vedevo in giro e che mal sopportavo amando così tanto le donne che mi circondavano. Beh se mi guardo da vicino non di rado scorgo in me uno stronzo paternalistico maschilista. Mi trovo addosso incrostazioni di maschilismo dove meno me lo aspetto.

Amici uomini, se guardate bene queste incrostazioni le vedrete anche voi, su di me e su di voi. Manchiamo di rispetto alle donne della nostra vita molto più spesso di quanto crediamo. Il problema è che a volte neanche loro se ne accorgono, a volte siamo condizionati da una cultura millenaria da non accorgercene in due. A volte non vogliamo accorgercene. Fa comodo così.

Ci ho pensato moto ultimamente, non si tratta di ridefinire ruoli o imporre quote rosa o nemmeno di pari opportunità e neanche di leggi speciali . Non solo questo quanto meno. Si tratta di rispetto verso un altro essere umano. Siamo uomini e donne e quindi diversi, siamo essere umani e quindi uguali. Il rispetto reciproco è la base. Dal rispetto di se stessi e degli altri nasce la dignità, che in fondo è il diaframma che ci separa dalle bestie. Un diaframma sottile che troppo spesso squarciamo gratuitamente.

Rispetto e Dignità sorelle e fratelli. Per tutti.

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