Matera&Venezia yin&yang

Matera e Venezia, due città speciali, così uguali e così diverse nelle loro bellezze da rappresentare lo yin e lo yang dell'architettura.

Forse l'unico elemento che le accomuni è la dimensione pedonale. I veicoli a motore le possono solo lambire, attraversare accidentalmente, ma non possono mai possederle del tutto.

Il ritmo della vita scorre a piedi, la fatica dei saliscendi, la sorpresa degli scorci che non riescono mai a divenire abitudine.

Sono due città che condividono la stessa grammatica, ma che hanno sviluppato due racconti che si compenetrano come lo yin e lo yang, il Nero e la Luce.

La bellezza di Matera si fonda sulla semplicità della pietra su cui è, con cui è, costruita. La sua storia ha conosciuto come massimo splendore il primato su un'area rurale per poi sprofondare nel buio della notte della storia, dimenticata dagli uomini.
Il lento riemergere dall'oblio a tappe forzate ha riconsegnato agli uomini un esoscheletro con cui lavorare per rimodellare una nuova città. Come una tela vergine su cui sta rinascendo un nuovo capolavoro. Una città rimasta a misura d'uomo e di pensiero in quanto esentata dal logorio giornaliero della modernità.

Sembra difficile affermare che Venezia si possa specchiare nella bellezza di Matera, il belletto che secoli di opulenza hanno lasciato sul volto della città maschera i tratti comuni. Solo percorrendo le calli nella parte popolare della città si possono sentire le assonanze tra le anime di queste due città solo così apparentemente lontane.

Eppure anche Venezia, città mai dimenticata dagli uomini, sempre sotto i riflettori è stata tradita. La sua voce non è ascoltata da nessuno, soffre in silenzio mostrando un sorriso malinconico sotto gli occhi di milioni di turisti plaudenti. Spolpata della propria linfa vitale rischia di inaridire circondata dall'acqua della laguna.

Il basso e l’alto

Arrivare a Recanati e trovare la festa  di paese, con toboga acquatico nel corso principale, camioncino per le piadine, truccabimbi, musica sparata e animatori con megafoni in piazza Leopardi fa un certo effetto.

L’effetto è al limite del comico se si considerano le luminarie dominando la scena richiamano i versi Leopardiani denso di silenzi e invito alla contemplazione silenziosa della natura.

Mi domando come descriverebbe oggi il nuovo sabato del villaggio il buon Giacomo.

Anche Recanati ha diritto alla sua festa estiva e ha diritto di farla nel salotto di casa propria, ci mancherebbe. Solo che il contrasto con l’immagine turistica, gli investimenti per coccolare i turisti letterari, la cartellonistica esemplare, le luminarie evocative dei versi è veramente stridente e spiazzante. 

L’alto e il basso sempre convivono nell’animo umano, Recanati violando la propria sacralità autoimposta senza volerlo da una rappresentazione dell’uomo senza pari.

Grida Liberticida 


Leggendo la proposta di legge sull’introduzione diretta del reato di propaganda fascista rimango un po’ perplesso.

Mi trovo sulle stesse posizione del MS5 e della Mussolini, oibó.

C’era bisogno che qualcuno impegnasse il suo tempo e quello del parlamento per regolare una materia già costituzionalmente prevista dopo 52 anni?

Non sarebbe più produttivo un serio dibattito pubblico sulla libertà di informazione veicolata tramite internet? Non è abbastanza contemporaneo il problema della propaganda Isis o delle fake news? Non è abbasta urgente? 

Politicamente penso che sia un autogol clamoroso del PD e la difesa di Renzi è la prova definitiva che ha perso il contatto con la pancia del Paese e che è stato risucchiato nelle logiche partitiche. 

Con tutto il rispetto per la materia e la storia, credo che le grida manzoniane poco possano contribuire a rendere migliore questo Paese.

Se vi interessa il lancio della notizia leggete qui

O la borsa o la vita

In questo giorni potete trovare sui giornali questa pubblicità di una borsa. Una di quelle che costano un paio di stipendi di un operaio.

Il messaggio pubblicitario non mi sembrava neanche tanto originale: la solita declinazione del concetto “a face in the crowd”, in questo caso a bag in the crowd. Sennonché c’è questo tizio in primo piano a cui volgono le spalle una coppia intenta a scrutare intensamente l’orizzonte meneghino.

Che cosa starà mai facendo il nostro? Basta osservate lo sguardo per capirlo, la postura e il gesto della mano protesa sono addirittura quasi pornografici, tanto quanto il finto straniamento simulato dalla coppia.

Ebbè il fotografo, l’editor e tutta la compagnia bella non se ne sarà accorto dite voi. Neanche il copy se ne sarà accorto quanto gli ha stampigliato in sovrapposizione la scritta OFF.

Chi è OFF CONTEST la borsa o la vita?